Giovanna d'Arco al rogo
I personaggi si stagliano su un grande contenitore nero, vestiti in abiti d'epoca; sullo sfondo il coro, in tenuta moderna (piu' o meno stile Anni 30); da una botola emerge lentamente Giovanna, in costante ascesa verso il cielo. Questo, l'impianto progettato da Bruno Bonincontri, scenografo e costumista, per l'oratorio drammatico "Giovanna d'Arco al rogo", in prima nazionale martedi' 2 al Teatro Politeama Rossetti. Musica di Arthur Honegger, testo di Paul Claudel nella nuova versione firmata da Elio Bartolini; maestro concertatore e direttore, Julian Kovatchev. La regia e' di Antonio Calenda; orchestra, coro, corpo di ballo del Teatro Comunale Verdi.
Alla guida del coro, Ines Meisters; coreografia di Aurelio Gatti. Le prove sono cominciate a meta' marzo. L'allestimento e' dello stesso ente, in coproduzione con lo Stabile del Friuli- Venezia Giulia. Non sono finora moltissime, nel nostro Paese, le realizzazioni che vedono insieme un teatro musicale e uno di prosa; la messinscena congiunta di quest'opera e' stata facilitata anche dal fatto che essa costituisce uno degli esempi piu' alti di teatro totale nella panoramica europea contemporanea. Recitazione, canto e danza confluiscono nel raccontare una vicenda sostanzialmente senza tempo, una sorta di metafora dell'innocenza violata da soprusi politici, reazioni di folle, giochi di potenze. Il lungo dialogo con frate Domenico (Virginio Gazzolo) offre a Giovanna (Daniela Giovanetti) l'occasione di rievocare, attraverso lunghi flash-back, sia le "voci" che lei sentiva dalla Vergine, da Margherita, da Caterina (tutte risolte in musica, cantate rispettivamente da Patrizia Ciofi, Rosa Ricciotti, Antonella Dalla Pozza), sia le fasi del processo condotto dal vescovo Porcus (il cognome di quello realmente esistito era Cochon), impersonato da Aldo Bertolo.
Scandita in undici scene piu' un prologo, l'opera fu composta nel 1935, rappresentata per la prima volta a Basilea tre anni dopo. Fu subito evidente la novita' di una musica che, tornando alle classiche forme chiuse, lasciava maggiore spazio al linguaggio poetico. In "Giovanna d'Arco al rogo", il parlato assume grande immediatezza espressiva e la musica acquista un carattere funzionale di sostegno, di appoggio, di clima emotivo, mentre i vecchi canoni imponevano invece che l'azione drammatica sfociasse sempre in un'aria, un duetto, un bel pezzo. Dieci le rappresentazioni in programma, tutte in abbonamento, nella sede del Politeama Rossetti. Se la risposta della critica e del pubblico sara' adeguata, non e' affatto escluso che lo spettacolo venga riproposto nel cartellone della stagione prossima.
By Ornella Rota
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